Evviva, evviva: la colpa è di Ancelotti!

La pace è tornata, i legami che rischiavano di spezzarsi nel team del Napoli si sono rinsaldati, tutto è tranquillo, tutti d’amore e d’accordo. Il nervosismo di Insigne che si sentiva messo in discussione da Re Carlo è solo un antico ricordo, adesso gioca sempre e nella posizione che piace a lui, con i tentativi di penetrazione in area che preferisce, il canonico tiro a giro (che a volte gira e a volte no). Sembra il finale di una bella fiaba.

Ma, la fiaba, per avere un bel finale deve eliminare il “mostro”, senza il sacrificio e la soppressione del “mostruoso” il bel finale non può esistere.

Nei momenti di grande trambusto, all’epoca dell’ormai quasi rimosso “ammutinamento”, i colpevoli erano i giocatori (vedi multe), l’unico che si presentò e obbedì all’ordine del ritiro fu Ancelotti.

Nelle cronache dei giornali (anche in quelli che parlano solo del Napoli) le diverse versioni della sceneggiata negli spogliatoi si rincorrevano e cambiavano ogni ora.

Oggi sono tutti pentiti, oggi hanno capito di aver sbagliato. Lo dice il presidente De Laurentiis: «Avrei dovuto mandarlo via dopo il primo anno, non sei fatto per il tipo di calcio che vogliono a Napoli» (intervista al Corriere dello Sport).

Eppure quando ingaggiò Ancelotti qualcuno gli chiese: «Presidente comprerà un top player?». E lui rispose: «Il nostro top player è Ancelotti».

Non aveva comprato un top player ma un capro espiatorio.

De Laurentiis annunciò: «Il nostro top player è ancelotti». ma, in realtà, aveva acquistato un capro espiatorio

I risultati del Napoli, a parte la Coppa Italia, non sono esaltanti. Un continuo altalenarsi di prestazioni convincenti ad altre deludenti con i problemi cronici rimasti quasi immutati: scarsa precisione nelle conclusioni in porta (si realizza molto poco in rapporto a quel che si crea), amnesie in difesa che determinano realizzazioni da parte degli avversari.

Se si guardano i risultati, in termini di classifica, sotto il profilo dei numeri assoluti il miglioramento si vede, ma le distanze dalle concorrenti in Champions rimangono abissali.

Possiamo ipotizzare comunque che il vero salvatore del Napoli è Ancelotti?

Secondo la teoria del capro espiatorio sicuramente sì: ecco perché.

Ancelotti ha:

  • Disinnescato il conflitto tra giocatori e dirigenza ergendosi come bersaglio legittimo e non pericoloso. Infatti nessuno potrà vendicarlo e neppure lui stesso potrà farlo essendosi accordato secondo i patti contrattuali.
  • Il suo sacrificio ha cementato di nuovo il rapporto dei calciatori con la dirigenza poiché entrambe le parti hanno accettato per vera “la menzogna”, cioè si sono accordati sul fatto che la colpa è solo di Ancelotti (mentre entrambe le parti sanno che così non è).
  • Con il sacrificio, giocatori e dirigenza, hanno sviato le critiche da parte della tifoseria concentrandole su Carlo Ancelotti: adesso anche il tifoso è (momentaneamente) non più esacerbato nei confronti della squadra e dei dirigenti.
  • Ancelotti è facilmente sacrificabile poiché appartiene alla schiatta reale degli allenatori e quindi talmente elevata e inavvicinabile da rendere la sua immolazione un atto di grandissimo valore: il capro espiatorio deve essere il capro più grande e più bello.
  • Tifosi, squadra e dirigenza si sono convinti che uno solo è responsabile di tutto, in lui c’era “il male” che li contaminava tutti, una volta rimosso anche “il male” scomparirà.
  • Purtroppo così non è.

Questo breve scritto, naturalmente, è stato solo il tentativo di applicare, con leggerezza, una celebre teoria del capro espiatorio al calcio, mi auguro che il tentativo sia riuscito.