Il Tutina, una vera piaga sociale

Alcune regioni d’Italia, soprattutto nei mesi estivi, sono preda di una terribile piaga che rende meno gradita la bella stagione ad automobilisti e pedoni: il ciclista in tutina. Intendiamoci, non si tratta di quegli eroi che vanno a lavorare o in generale si spostano in bici, per motivi ecologici, salutistici o per l’impossibilità economica di permettersi un’auto.

Mi riferisco invece a quegli appassionati di ciclismo, che appena il clima lo consente indossano una tutina aderente con tutti gli sponsor possibili come se fossero al Tour de France e scorrazzano liberi per le strade statali o provinciali, da soli o in gruppo: per semplicità chiameremo questo fenomeno “il tutina”, visto che è questo connotato che lo distingue dagli altri ciclisti.

Comportamento in natura del ciclista della domenica

Il tutina spesso odia indistintamente pedoni ed automobilisti, in quanto rappresentano degli inopportuni ostacoli alla sua attività sportiva, dimenticando che questi si spostano per necessità e non per hobby o piacere. Il tutina solitamente non rispetta il codice stradale: non scende dalla bici se passa sulle strisce pedonali, raramente rispetta la precedenza, si ritiene il padrone incontrastato delle rotatorie.

Il tutina è intimamente convinto di trovarsi alla Parigi-Roubaix e scambia gli insulti dei pedoni per incitamenti

Questi comportamenti non derivano però da inciviltà o da irresponsabilità: il tutina è intimamente convinto di trovarsi alla Parigi-Roubaix, per cui ritiene inconsciamente di essere seguito dall’ammiraglia e che le strade siano state appositamente chiuse al traffico per la sua performance, tanto che  a volte scambia gli insulti dei pedoni per incitamento della folla.

Mai provare a far notare ad un tutina che le piste ciclabili, pagate con le nostre tasse, hanno quell’aggettivo per un motivo preciso: è per lui un’offesa sanguinosa, come se gli proponeste di aggiungere le rotelline per bambini alla sua bici da 6.000 euro.

Una vita tra sogno e realtà

Indubbiamente avendo speso tanto per l’attrezzatura e l’abbigliamento è comprensibile che voglia praticare il suo sport nelle condizioni “ottimali” che gli consentano di emulare i suoi idoli: però è un po’ come se un appassionato di tennis acquistasse il completo originale con tanto di sponsor di Federer, una racchetta da qualche migliaio di euro e posizionasse la rete lungo lo spartitraffico tra le due corsie di una strada cittadina, incurante del traffico, solo perché si trova più a suo agio a giocare sulle superfici veloci.

Eppure tutto ciò che richiama l’attenzione del tutina alla cruda  realtà, in particolare ai pericoli a cui espone se stesso e gli sventurati che lo trovano sul proprio cammino, è concepita come una fastidiosa interferenza al suo mondo onirico: un po’ come se di domenica mattina veniste bruscamente svegliati mentre sognate di stappare champagne circondati da avvenenti vallette.

Per questo credo che le reazioni del tutina anche ai richiami più civili siano spesso iraconde e risentite, semplicemente perché forse non vuole risvegliarsi dal sogno consolatorio.

La dimostrazione della condizione di parziale sanità mentale del tutina quando inforca la bici è che appena ne è sceso ritorna ad essere una persona assolutamente gentile e ragionevole, come può testimoniare chiunque ne conosca almeno un esemplare.

Il mistero del tutina feriale

Qualcuno potrebbe ritenermi semplicemente invidioso per la mia condizione di pigro cronico verso chi fa una vita sana: ammetto francamente di provare invidia per tanti sportivi, ma sicuramente non per chi accetta di sedere per chilometri su quei sellini degni dell’inquisizione spagnola.

Se comunque il tutina si limitasse a circolare nel weekend tutto sommato la cosa sarebbe accettabile: traffico ridotto, nessuna particolare fretta, la giusta esigenza di una vita sana all’aperto. Ma il vero mistero è il tutina feriale: lo si trova dal lunedì al venerdì ad aggredire qualunque strada, possibilmente quelle più strette ed ovviamente negli orari meno caldi della giornata, cioè quando gli automobilisti vanno o tornano dal lavoro.

All’inizio pensi che si tratti di semi-professionisti in allenamento, ma quando li sorpassi imprecando ti rendi conto dal notevole girovita e dai capelli bianchi che spesso si tratta di pensionati, gente che potrebbe godersi in tanti modi il meritato tempo libero, ma predilige quello che mette più seriamente alla prova il sistema nervoso degli automobilisti.

Il tutina peggiore è quello che si sposta in gruppo occupando l’intera corsia stradale e accoglie i clacson come un disturbo

Ma si è mai visto un Tour de France a cui partecipasse un unico ciclista? Veniamo così al tutina peggiore, quello che si sposta in gruppo, possibilmente occupando l’intera corsia stradale. Anche in questo caso l’uso del clacson viene accolto come un disturbo inopportuno ad una competizione di livello internazionale cui si ha il privilegio di assistere.

In queste occasioni, dopo tutto il tempo passato ad aspettare il momento più opportuno per il sorpasso, esplorando nuovi confini dell’imprecazione, confesso che spesso mi accorgo di avere il parabrezza sporco subito dopo aver sopravanzato il gruppo: a questo punto non resisto alla tentazione di azionare gli ugelli spruzzatori per dispensare generosamente il detersivo lavavetri, che in modo del tutto accidentale supera in parte l’auto, fornendo un opportuno refrigerio saponato agli eroi in tutina….

Che Eddie Merckx mi perdoni!!!