Salvate il soldato Milik

«Milik chi?» dicevano un po’ tutti in città il giorno in cui uscì la notizia che il Napoli stava pensando di acquistare il 22enne attaccante dell’Aiax per sostituire Higuain, pronto a correre in soccorso della Juventus vincitrice, dopo aver conquistato con 36 reti stagionali in maglia azzurra il podio di capocannoniere più prolifico della storia della Serie A.

«Chi è? Mai sentito» ripetevano molti amici. «Ma come – rispondevo, – non lo avete visto agli Europei con la Polonia? È fortissimo». Parole inutili: non riuscivo ad essere convincente. E quella perplessità iniziale dei miei amici, e dei tifosi napoletani in genere, si è prolungata nel tempo, fino ad oggi. Inspiegabilmente.

I numeri relativi a tutte le competizioni (che per realizzare questo articolo ho tratto da Transfermarkt, Lega Serie A e Whoscored) dicono che Arkadius Milik, Arek per gli amici, è uno dei migliori attaccanti degli ultimi anni, tra quelli che giocano in Italia, sicuramente il più sottovalutato. Questo nonostante un doppio infortunio consecutivo ai legamenti crociati che avrebbe potuto far chiudere definitivamente una carriera promettente.

La magia dei numeri che se ne fregano delle opinioni

Da quando è al Napoli, cioè da 3 campionati e mezzo (stagione 2016/2017), Arek ha collezionato ben 46 gol in 110 partite. Come tutti sanno, però, in moltissimi casi l’attaccante polacco è subentrato dalla panchina, spesso negli ultimissimi minuti. Per la precisione, ha segnato un gol ogni 133 minuti in campo, cioè un gol ogni partita e mezza giocata.

L’attaccante polacco non è molto amato dai tifosi, inspiegabilmente, perché i numeri smentiscono l’opinione ricorrente che sia soltanto un buon giocatore

Confrontando la sua media gol/minuti giocati con quella dei principali bomber delle squadre italiane, le sorprese sono tante. E fanno a pugni con il giudizio di troppi opinionisti che considerano Milik, quando va bene, solo un buon giocatore.

Dzeko, capocannoniere della Serie A nella stagione 2016/2017, negli stessi 4 anni scarsi, ha tenuto una media di un gol ogni 152 minuti. Quagliarella, capocannoniere l’anno scorso, ha segnato un gol ogni 167 minuti. Higuain, dal 2016 (anno di arrivo di Milik in Italia), con la maglia di Juve e Milan, ha tenuto una media di un gol ogni 174 minuti. E anche il fenomeno Dybala segna con minor frequenza: ogni 172 minuti. Così come quello che alcuni telecronisti indicano come l’astro nascente del calcio mondiale, Lautaro Martinez, che realizza “soltanto” un gol ogni 164 minuti in campo. Mentre quello che era stato indicato nello scorso campionato come astro nascente, Duvan Zapata, si ferma a un gol ogni 167 minuti in campo.

Tutti sotto Milik, quindi? Non proprio.

Icardi, che il Napoli ha sognato per sostituire Higuain (viste le perplessità su Milik), pur avendo vinto il titolo di capocannoniere nella stagione 2017/2018 (in condominio con Immobile), ci mette solo un minuto meno di Milik per segnare un gol: 132.

E l’osannatissimo Lukaku quanto ci impiega? Presto detto: 130 minuti.

A staccare Arek sono soltanto Ronaldo (un gol ogni 124 minuti) e, soprattutto, Immobile (che, negli ultimi 3 anni e mezzo, ha segnato un gol ogni 117 minuti).

Alcuni di questi giocatori non hanno disputato tutti e quattro i campionati ai quali faccio riferimento, ma i dati sono confrontabili perché, per infortuni e scelte degli allenatori, Milik ha giocato davvero poco: solo 6.129 minuti in totale da quando è a Napoli, mentre Ronaldo ne ha giocati 6.573 in un anno e mezzo, Icardi 9.528 in tre anni (prima di andare al Psg in questa stagione) e Lukaku ben 2.994 in poco più di mezza stagione.

La partita si decide ai rigori

Inoltre, c’è da tener presente che tutti i suoi avversari che hanno ottenuto una media migliore tirano molti rigori. Il re incontrastato è Immobile che, in 3 stagioni e mezzo, ha realizzato ben 30 reti dal dischetto: un record. Ma gli altri non sono da meno: in un anno e mezzo, Ronaldo ne ha segnati ben 14 e Icardi 16 negli ultimi tre anni italiani. È partito a razzo anche Lukaku, che ne ha realizzati 5 in meno di un anno, mentre Milik è fermo solo a 3 rigori segnati in 4 anni. E non per incapacità (la freddezza con cui ieri ha tirato quello decisivo per la vittoria della Coppa Italia lo dimostra), ma perché in questi anni di rigori il Napoli ne ha avuti pochi, e quei pochi li ha tirati qualcun altro.

Se considerassimo soltanto i gol su azione, quindi, Milik avrebbe la miglior media realizzativa degli ultimi 4 anni: un gol ogni 142 minuti. Staccati tutti gli altri: Immobile si ferma a 158, Lukaku a 166, Ronaldo a 168 e chiude la top five Icardi con un gol ogni 170 minuti.

Il ballottaggio sbagliato

Allora è giusto che giochi lui al posto di Mertens? In realtà, nei 3 anni e mezzo presi in considerazione, nei quali si è dovuto reinventare prima punta, “Ciro” ha tenuto la media fenomenale di un gol ogni 130 minuti, di poco migliore rispetto a quella di Milik, raggiungendo la vetta di miglior marcatore della storia del Napoli. Se consideriamo solo i gol su azione, però, sottraendo i 9 rigori siglati dal belga, Mertens scende ad un gol ogni 145 minuti, la media più alta in assoluto in Italia dopo quella di Arek. Il Napoli avrebbe in rosa, quindi, i due attaccanti più prolifici del campionato su azione (di sicuro la coppia più forte, secondo i numeri), ma non li fa quasi mai giocare insieme. Perché?

In 4 anni, è Arek il primo in serie A nella media gol/minuti giocati su azione, seguito da Mertens. Staccati immobile, ronaldo, lukaku e icardi

Forse perché l’ideologia del 4-3-3 ne esclude uno, mentre in un modulo con due punte potrebbero tranquillamente convivere, completandosi. Ancelotti ci ha provato ma, oltre alla resistenza di alcuni elementi della squadra al cambio di modulo (ad esempio Insigne, che veniva impiegato poco anche nelle nazionali di Conte e Ventura che giocavano con due attaccanti), ha avuto raramente entrambi in condizioni fisiche ottimali nello stesso momento. Un peccato!

E passa la palla!

Ma i numeri svelano anche qualche altro segreto. Nella scorsa stagione, il giocatore che ha tirato più volte in porta in assoluto in Serie A è stato Ronaldo, con la media di 5,7 tiri a partita. Il secondo, però, è una sorpresa: non è un centravanti, infatti. È Insigne, che ha fatto registrare una media di 4,3 tiri a partita contro una media di 3,2 di Milik, solo dodicesimo. Eppure, Lorenzo ha segnato soltanto 10 gol e Milik 17 (più 7 pali, record stagionale assoluto nella speciale classifica della sfiga).

E anche quest’anno a guidare la classifica è Ronaldo, con 90 tiri scagliati verso la porta, seguito da Immobile (83) e Dzeko (76). Al quarto posto, però, c’è ancora lui, Insigne, che con 64 tiri precede addirittura Lukaku (58), così come Lautaro  e Dybala (entrambi a 55).

Nel Napoli, i due che hanno segnato di più, hanno tirato molte volte di meno in porta: Mertens 44 e Milik 41. Ed è qui che i numeri confermano un’impressione spiacevole, e cioè che Insigne dovrebbe passare di più la palla a chi tira in maniera più efficace, anche considerate le sue grandi qualità di assist-man (quando resiste alla tentazione di tirare).

Da sinistra, Dries Mertens, Edinson Cavani e Gonzalo Higuain

In fin dei conti

Certo, i numeri sono freddi, e magari Milik non infiamma i cuori come altri giocatori che negli ultimi quindici anni hanno vestito la maglia azzurra. Campioni meno efficaci sotto porta, forse, ma molto più divertenti, dall’idolo del San Paolo Lavezzi in giù. Il calcio è passione e al cuor non si comanda.

Eppure, una società, prima di cedere un calciatore, dovrebbe guardare anche ai numeri che dicono ancora altro: da quando il Napoli è tornato in Serie A, con un gol ogni 133 minuti, Milik è il giocatore azzurro con la terza migliore media gol. Meglio di lui hanno fatto soltanto due top player: Higuain (un gol ogni 121 minuti, grazie al record del 2015/2016) e l’irraggiungibile Cavani che realizzava un gol ogni 111 minuti, quasi uno a partita.

Se ai gravi infortuni che ha avuto, all’impiego a singhiozzo, al fatto di non essere molto amato dai tifosi (e forse anche da qualche compagno) aggiungiamo che Arek ha appena compiuto 26 anni, ed è il più giovane di tutti gli altri bomber del campionato italiano, ad esclusione del 23enne Lautaro Martinez, appare chiarissimo il motivo per il quale la Juventus, e Sarri che l’ha già allenato, lo vogliano a Torino. Considerato anche che costa, tra cartellino e ingaggio, molto meno di tanti altri che segnano meno di lui.

Mi chiedo, quindi: ma perché dobbiamo regalarglielo?

La domanda, lo so, è stupida. Ma temo che la risposta potrebbe esserlo ancora di più.