Sliding doors, un articolo su commissione

Doverosa premessa per i lettori: questo è un articolo su commissione. Non a pagamento, come qualcuno avrà malignamente pensato, ma su esplicito invito, come una hit sollecitata “a gentile richiesta” dal pubblico ad un cantante di pianobar.

In questo caso, la richiesta è arrivata, inattesa, da un’amica che, commentando un articolo pubblicato su ExPost, mi ha chiesto se potessi scriverle una recensione su un film. Incuriosito, le ho domandato a quale film si riferisse. E il bello è che non lo sapeva. Ci ha pensato su e, il giorno dopo, mi ha comunicato che la scelta era caduta su Sliding doors, film del 1998 diretto da Peter Howitt.

Nessun giornalista serio si sarebbe mai abbassato a tanto ma, visto che ExPost è un blog per pigri che non rincorrono la notizia del giorno, l’idea di recensire un film di oltre 20 anni fa mi è sembrata sensata.

Una convinzione rafforzata da un’altra amica che, intromettendosi nella chat, ha aggiunto che nell’articolo avrei dovuto anche raccontare quale è stata la mia sliding door. Come poter resistere…

Le due Helen

Raccontare la trama del film in poche parole è quasi impossibile perché vi sono due storie parallele con gli stessi personaggi che narrano le due diverse direzioni che la vita di una donna, Helen (interpretata da Gwyneth Paltrow), avrebbe potuto prendere a seconda che fosse riuscita o meno a salire in tempo su un treno della metro, dopo essere stata licenziata.

Quella che riesce a prendere il treno, attraversando le porte in chiusura, parte malissimo perché trova il fidanzato a letto con un’altra, lo lascia, ma poi scopre di essere incinta. Questi avvenimenti però la scuotono, tanto che riesce a trovare un bel lavoro e un uomo che ama, un tipo conosciuto per caso, grazie ad un orecchino che le era caduto a terra.

Quella che non riesce a prendere la metro, invece, non tornerà a casa in tempo per scoprire che il fidanzato la tradisce, anche se alcuni indizi la rendono sospettosa. Avrà un percorso travagliato, dovrà accettare un lavoro che non le piace, porterà avanti la gravidanza senza trovare mai il coraggio di rivelarla al fidanzato, che alla fine comunque sarà irretito dall’amante, anch’ella incita del suo uomo.

A questo punto delle loro storie, entrambe hanno un incidente grave, saranno portate in ospedale, ed entrambe perderanno il bambino. Ovviamente, quella con la vita che si era messa per il meglio morirà, mentre la sfigata riuscirà a rimettersi. Uscendo dall’ospedale, poi, incontrerà l’uomo del destino della prima storia, che le raccoglierà un orecchino caduto, come in un déjà-vu che farà ricollegare le due Helen.

Ricordata per sommi capi la trama di questo dramma-commedia, a beneficio dei pochi che non avessero visto questo bel film al cinema o nelle decine di repliche televisive, non saprei cos’altro aggiungere alle migliaia di recensioni che hanno ricollegato la pellicola a Destino cieco di Kieslowski per le variazioni sulla tematica del “caso”.

Il treno passa una volta sola?

Ma, obbligato a dover dichiarare qual è stata la mia sliding door (porta scorrevole), cioè l’avvenimento che ha deviato (o che avrebbe potuto deviare) il corso della mia vita, non posso che contestare la capacità di un singolo avvenimento di cambiare il destino di un uomo.

Nello stesso film di Howitt, in fondo, le cose essenziali restano immutate nelle due storie parallele: Helen perde il bambino, lascia il fidanzato traditore e trova l’uomo dei sogni. Certo, in una storia muore e nell’altra no, ma questo era necessario affinché la narrazione funzionasse: non potevano vivere entrambe.

Se passiamo alla vita reale, ognuno di noi potrebbe individuare decine di episodi, forse centinaia, se non addirittura migliaia che avrebbero potuto cambiare il corso della propria vita. Quella frenata improvvisa che ci ha evitato un incidente in autostrada, il primo bacio alla donna della vita, la nascita di un figlio, la morte di una madre; l’aver conosciuto questo o quello o il non averli conosciuti, l’aver fatto tardi ad un appuntamento importante, l’aver mandato a quel paese il capo.

Ognuno di noi potrebbe individuare migliaia di episodi che avrebbero potuto cambiare il corso della propria vita. Quindi, non è vero che il treno passi una sola volta

Un vecchio detto sostiene che il treno passi una sola volta nella vita, quindi bisogna prenderlo al volo. Io invece ritengo che i treni passino in continuazione, e che bisogna aspettare quello giusto, salirci quando siamo convinti della direzione che segue, oppure scendere quando ci accorgiamo che vorremmo andare da un’altra parte.

Perché il destino, a mio avviso, non è composto da un singolo avvenimento che ne cambia la direzione in maniera definitiva, ma di due componenti: una arbitraria, il caso, e l’altra che dipende da noi, le nostre scelte.

Se state pensando che esistono drammi assoluti che ti cambiano per sempre, io potrei fare tantissimi esempi per smentire questa tesi. Ne faccio solo uno: Alex Zanardi. È vero, ha perso le gambe. Questo avvenimento avrebbe dovuto cambiarne il destino, ma lui era un campione, quello era il suo destino, e ha deciso di ignorare il suo handicap. Oggi, pur non essendo fisicamente la stessa persona, è addirittura più forte e più popolare di prima.

Porte scorrevoli o porte girevoli

Perciò direi che la vita reale più che da Sliding doors o da Destino cieco sia meglio rappresentata da Zadig (o il destino), racconto filosofico di Voltaire che segue le vicende di un giovane ricco che viaggia per il mondo subendo una serie infinita di disavventure.

In Zadig di Voltaire, il protagonista, nonostante le numerose avversità, non riuscirà a sfuggire al suo destino, e alla fine troverà la felicità

Un percorso in cui le porte non sono scorrevoli, ma girevoli, perché tornano ciclicamente allo stesso punto, come se al destino non si potesse sfuggire. Nonostante tutto, infatti, Zadig alla fine otterrà ciò che cerca, la felicità, grazie a due componenti: la sua determinazione ad andare comunque avanti, superando gli inciampi, e l’accettazione dell’esistenza della Provvidenza (che sarebbe come dire il caso).

In definitiva, anche il presente articolo è frutto di questi due elementi: la richiesta inattesa e arbitraria di due amiche (il caso) e la mia scelta di accettare la sfida. Potrebbe essere una porta scorrevole che ha inaugurato la mia nuova professione di giornalista “a gentile richiesta del pubblico”, oppure una porta girevole che si è già chiusa su questa possibilità.