Tartufo anni ’80, petizione all’Algida per far rivivere il re dei gelati

In molti lo confondono con quello, poi diventato più famoso, molliccio e ricoperto da una spolverata di cacao, ma non c’è paragone. Chi ha avuto la fortuna di assaggiare un Tartufo Algida negli anni Ottanta, non può sbagliarsi: è lui il re incontrastato dei gelati industriali.

Ma in pochi lo conoscevano, era un gelato di nicchia, anche perché, quando entravi in un bar, non lo trovavi nel cartellone nel quale erano esposte le foto dei gelati da asporto, quelli (per intenderci) con mazzarelle o coni tipo cornetti, cremini e ghiaccioli, oppure con coppette piene di gusti variegati, da Copa Rica in giù.

Un vecchio cartello Algida. In alto, il Tartufo

La foto del Tartufo anni Ottanta era nel cartello affianco, quello con i gelati da casa, insieme a tronchetti e torte gelato. Il motivo era tecnico: potevi capovolgere il vasetto in un piattino e servirlo al tavolo. Ma era scomodo perché, a differenza dei tartufi suoi successori, era ricoperto da uno strato spesso di cioccolato fondente, che non era così facile infrangere con un cucchiaino di metallo, figurarsi con quelli di plastica. Il rischio era vederlo scivolare a destra e sinistra nel piattino, fino a spiaccicarsi per terra.

Era un gelato di nicchia, sia perché nascosto in un cartello inappropriato, sia perché costava più della media degli altri gelati. Però chi lo assaggiava non poteva più farne a meno. Sempre che riuscisse a comprendere il modo corretto di mangiarlo. E sì, perché era un gelato pieno di sorprese.

Innanzitutto, come detto prima, mai fare l’errore di capovolgerlo in un piattino. Poi, tenendolo in una mano, come una coppetta, bisognava evitare di riscaldarlo troppo, per non far sciogliere la calotta di fondente. Inoltre, il cucchiaino andava affondato con moto circolare, evitando accuratamente di attingere dalla parte centrale. Si poteva così gustare un gelato al cioccolato con granella di nocciola, abbastanza simile a quello gusto tartufo delle attuali vaschette casalinghe.

Terminata questa fase, ci si accorgeva che al centro faceva capolino un grumo scuro di cioccolato fuso fantastico. Non bisognava ancora toccarlo perché prima si doveva effettuare un’ultima operazione: stringere tra le mani la coppetta e sentire lo scricchiolare delle pareti di cioccolato fondente, che andavano poi staccate con il cucchiaino e impastate brevemente con il cioccolato fuso. Quella miscela è una delle cose più stupefacenti che abbia mai assaggiato in vita mia.

Un paio di anni fa, nel corso di una di quelle pizze vacanziere con gli amici dell’estate, non so come uscì fuori l’argomento. Eravamo una trentina di persone, bambini compresi. Scoprimmo che tutti i maschi che negli anni Ottanta erano adolescenti non solo lo conoscevano ma erano anche pronti ad eleggere quel tartufo miglior gelato industriale mai prodotto.

Gli altri, soprattutto le donne, non ne ricordavano l’esistenza, mentre avevano memoria del Croccante (che in fondo non era male) o di cose orripilanti tipo il Fiordifragola. La tristezza fu tanta. Provammo anche a cercare immagini su internet per rinverdire la memoria dei nostri amici, ma niente. Dovemmo, infine, arrenderci.

In tanti, soprattutto le donne, non ne ricordano l’esistenza, mentre hanno memoria di gelati orripilanti, tipo il Fiordifragola

Dopo qualche mese, però, uno degli appassionati mi girò su Whatsapp una foto (che potete vedere in pagina) di un cartello dell’Algida in cui restava traccia di questo gioiello andato perduto, perché da alcuni decenni non è più prodotto. Nonostante prolungate ricerche sul web, non sono riuscito a trovare un’immagine migliore, come se quel gelato fosse stato rinnegato da tutti.

L’anno scorso, in un supermercato, notai una confezione di gelati formato famiglia che conteneva tartufi molto simili a quelli che sognavo da tempo. Non credevo ai miei occhi. Li acquistai subito. Erano leggermente più piccoli di quelli originali, il sapore non era male, ricordava quello degli anni Ottanta. Ma la gioia durò poco: la settimana successiva non ne trovai più e sono ancora in cerca, inutilmente.

Raccontando questi drammatici avvenimenti, nel corso del tempo, ho scoperto che di orfani del Tartufo anni Ottanta ce ne sono molti di più di quanti immaginassi. Quindi, ho deciso di farmi promotore, attraverso questo articolo, di una petizione per convincere l’Algida a produrre di nuovo quel fantastico gelato, nella formula originale, che sarà forse piena di tanti ingredienti che oggi saranno vietatissimi (dall’olio di palma ai coloranti, dai grassi saturi al glutine), ma che vale la pena far assaggiare almeno una volta ai nostri figli.

Magari il sapore non sarà proprio quello degli anni Ottanta, quando avevamo in bocca il gusto della giovinezza, ma diremo lo stesso che è buonissimo, perché le cose che abbiamo amato hanno sempre un sapore eccezionale, anche dopo 40 anni.