Una vita tra il Serio e il faceto

Il 24 ottobre scorso è morto Michele Serio, scrittore multiforme e irregolare, tra gli autori cult del pulp italiano. Per ricordarlo, ripubblico – a seguire – un’intervista che mi ha rilasciato esattamente 15 anni fa (il 4 novembre del 2006) per il quotidiano Napolipiù. Lo spunto era una polemica nata da alcune affermazioni del giornalista Giorgio Bocca il quale sosteneva che a Napoli avesse vinto la camorra. Dalle risposte di Serio emerge il suo sguardo ironico, ma mai scontato, sulla città che amava proprio per i suoi (presunti) difetti.

Michele Serio, scrittore partenopeo, nel suo libro “Napoli corpo a corpo”, contraddice le tesi catastrofiste di Giorgio Bocca (il quale sostiene su L’Espresso di ieri che a Napoli ha vinto la camorra): «La criminalità c’è sempre stata, ma noi napoletani abbiamo già trovato il sistema di combatterla, sopravvivendo, ma anche vivendo, amando. La verità è che il Nord si rifiuta di capire il nostro stile di vita».

Ma come, Serio, Napoli è sulle prime pagine di tutti i giornali per l’emergenza criminalità, Bocca su L’Espresso dice che ha vinto la camorra, e lei minimizza?

«A me sembra la Napoli di sempre. C’è solo un problema contingente causato dall’indulto».

La pagina di Napolipiù
del 4 novembre 2006
con l’intervista a Michele Serio

Prodi sostiene che le statistiche non confermano la tesi che sia colpa dell’indulto.

«Ma io sono una persona abituata ad ascoltare, mi fido delle mie statistiche, quelle del vicolo. Deve sapere che, in estate, alcune persone di strada mi hanno fatto presente che sarebbero tornate molto tardi dalle vacanze, almeno a fine settembre, perché, dopo l’indulto, si prevedeva un po’ di casino».

Quindi, l’emergenza Napoli esiste?

«Solo in maniera contingente a causa dell’indulto. C’è stata una grave sottovalutazione di quello che poteva accadere al Sud dove esiste una grossa presenza della criminalità organizzata. E mi dispiace che a varare il provvedimento sia stato un politico campano. Forse l’avrà fatto perché si chiama Clemente. Ma, devo essere sincero, io avrei preferito che il ministro della Giustizia si chiamasse Severo».

Lei si chiama Serio, eppure scherza. Se la vuole cavare con una battuta?

«È la situazione nella quale viviamo in questi giorni a non essere seria».

Quindi, se si tratta di un fatto contingente, non è giustificato – lei sostiene – tutto questo clamore sulla stampa nazionale. Di cosa si tratta, allora, di una “recrudescenza” dei mass media?

«Direi di sì. Questo tipo di “recrudescenza” è ciclica. Ma non si preoccupi, tanto di solito dura sei sette giorni, poi l’attenzione calerà perché non si tratta di un’attenzione seria. Quando c’è la notizia ci si avventa sopra, poi tutto torna in sordina e chi se ne frega!».

Ammetterà che la criminalità a Napoli esiste. Vede particolari responsabilità politiche?

«Del governo sicuramente. L’indulto è stato un provvedimento superficiale e stupido. Per quanto riguarda le istituzioni locali, sinceramente, quelle attuali non mi sembrano né peggio, né meglio di quelle che le hanno precedute. E non faccio un discorso politico, ma di risultati».

Eppure, alle elezioni, il centrosinistra ha sempre stravinto a Napoli e in Campania, negli ultimi tredici anni. Come se lo spiega?

«Con il fatto che l’opposizione non esiste e la gente vota sempre gli stessi perché non ha una reale alternativa. Infatti, io dividerei equamente le colpe, al cinquanta per cento, tra governo e opposizione».

Quindi, ha ragione L’Espresso, Napoli è perduta?

«Napoli è così da un’eternità. È da sempre che viviamo in questa situazione fatta di politici che non sono l’ideale e di intellettuali fumosi. Ma, in fondo, si vive bene».

«La verità sa qual è? Al Nord non vogliono capire, anzi, diciamo che non capiscono il nostro stile di vita. Vengono qui, ci giudicano e poi se ne vanno.»

Se la sente Bocca, si arrabbia.

«Non so a Milano, ma a Napoli i ristoranti sono sempre pieni. Abbiamo uno sportello bancario ogni quattro metri, tremila società finanziarie. A me non sembra affatto che la gente si stia per suicidare. Io vedo gente che vive, sopravvive, ama. Mi sembra di vedere anche un sacco di gente gioiosa. Come da secoli a questa parte».

Quindi, tutto bene?

«Tutto come al solito. Sono secoli che campiamo così, nel bene e nel male, sfornando camorra, ma anche generazioni di comici, scrittori, musicisti, cantanti. La verità sa qual è?»

Quale?

«Che al Nord non vogliono capire, anzi, diciamo che non capiscono il nostro stile di vita. Vengono qui, ci giudicano e poi se ne vanno. Io e lei, che siamo persone civili, se andiamo in Uganda e vediamo persone che ballano seminude non pensiamo che sono sporcaccioni ma, da Occidentali intelligenti, rispettiamo i loro costumi. O no?».

Quindi, si tratta solo di stili di vita?

«Stiamo parlando dell’Italia. Una nazione che ha una storia lunghissima, con città antiche che hanno abitudini molto diverse tra loro e tutte consolidate. Lei ha presente il way of life americano?».

Prego?

«Parlo dello stile di vita statunitense, quello che si è affermato in tutto il mondo perché era vincente. Ecco: ognuno ha il suo stile e Napoli ha il suo».

E il Nord teme di essere colonizzato dal nostro way of life?

«Non so, ma se dovesse succedere, vuol dire che le nostre abitudini sono vincenti».